giovedì 29 novembre 2012

DIAGRAMS - BIELEFELDER KUNSTVEREIN



DIAGRAMS
curated by Thomas Thiel
Bielefelder Kunstverein
im Waldhof
Welle 61 - Bielefeld
November 10, 2012–January 27, 2013

Ruth Buchanan, Gerhard Dirmoser, Nikolaus Gansterer, Philipp Hamann, Luis Jacob, Eva Kotátková, Michael Najjar, Alexandre Singh, Marcus Steinweg and Jorinde Voigt. 

From November 10, 2012 to January 27, 2013, the Bielefelder Kunstverein presents the thematic group exhibition Diagrams. The background of Diagrams is a growing plethora of digital data and a world becoming ever more complex in the wake of globalisation, and that is precisely why this form of graphic display is increasingly gaining in significance. In this process, infographics like diagrams, graphs of stock markets or schematic drawings do not just serve display purposes but establish relations, communicate insights and convey arguments pictorially. One crucial task is presenting, organising and imparting knowledge. 
In the realm of art, diagrams are not a completely new phenomenon, yet, over the last ten years, it has been possible to discern a growing interest in this sort of image. The reasons for this lie in the increasing closeness of art and science, the increasing development of an extended notion of images, in engaging with abstract forms of representation in art history and in recognising diagrams as analytical instruments for establishing theories. Diagrams are not understood just as illustrations any more, but as independent visual forms. The conjunction of image, text and spatial-graphic organisation makes a form of visual thinking possible and provides a very particular potential for insight. 
The exhibition Diagrams at Bielefelder Kunstverein inquires into the way these sketched developments affect the worlds of images and the strategies of visualisation in art. Ten artists were chosen for the exhibition as examples and are represented by various display models and forms of presentation. Numerous commissioned works, such as drawings, collages, photographs and videos are being presented, but there are also spatially extensive objects and installations. The works exhibited at Bielefelder Kunstverein make relations to diagrams, examples of cartography, notations and other graphic models visible. 
Alongside diagram’s aesthetic impact and creative aspect, how they convey artistic processes of working and thinking plays a vital role in the exhibition. The formal structure of diagrams here serves the artists as the point of departure for arrays and narratives based on images. Their actual function—directly conveying information—is, however, undermined, mostly in favour of a particular, open form of knowledge. 

DARE UNA CHANCE AL CASO - TEATRO C, LIVORNO 30/11/2012



DARE UNA CHANCE AL CASO
Omaggio ad Hans Richter
Teatro C
via G.M. Terreni 5 Livorno
venerdì 30/11/2012, ore 18,00

Il Teatro C di Livorno, in collaborazione con la Galleria Roberto Peccolo, dedica una serata alla vita, alle opere e al genio artistico di Hans Richter, uno dei più originali pionieri dell’arte d’avanguardia sperimentale internazionale, nato a Berlino nel 1888 e morto a Locarno nel 1976. Dare una chance al caso è il titolo della mostra lui dedicata, allestita alla Galleria Roberto Peccolo ubicata in piazza della Repubblica, 12. L’esposizione, inaugurata il 27 ottobre, si conclude proprio questo venerdì e per l’occasione il Teatro C organizza un evento all’insegna della follia artistica dadaista con proiezioni, concerti e dibattiti. 
Si parte alle 18:00 con una conferenza di Sandro Ricaldone, autore della conversazione immaginaria Il caso e l’anti-caso su Hans Richter e sul DADA. 
Nel 1917, infatti, Hans Richter aderì al movimento artistico fondato a Zurigo dall’artista Tristan Tzara con l’intento di stravolgere e rivoluzionare i preconcetti dell’arte del passato. Fu proprio lo stesso Richter che organizzò a Berlino numerose manifestazioni dadaiste assieme ai colleghi Schwitters, Huelsenbeck e Hausmann. 
La serata prosegue con la proiezione di alcuni brevi film dell’artista tedesco risalenti al periodo 1921-1961. Richter intuì fin da subito la potenza del linguaggio cinematografico. Sua la serie di opere dal titolo Teste-Dada, create utilizzando solo i colori bianco e nero e rotoli di tele verticali e orizzontali. Sono invece del 1921 i primi lavori su pellicola: film astratti come Rythme 21 o Fuga 1 e Fuga 2. Mentre il più celebre Orchestrazioni del colore è di due anni dopo. Segue nel 1927 il capolavoro Vormittagspuk. Nel 1946, Peggy Guggenheim finanzia le riprese del film sonoro Dreams that money can buy, premiato l’anno successivo alla Biennale di Venezia. 
Alle ore 20,00, il Teatro C offre poi una folle cena dadaista caratterizzata da gustose pietanze sperimentali, ideate dallo chef SaryD. Seguirà poi la performance musicale Rhytm 1925 eseguita dai musicisti Eugenio Sanna (chitarra acustica), Marco Baldini (tromba), Cristina Abati (viola) e Giuliano Tremea alla voce. Il gruppo si esiberà in una serie di improvvisazioni con strumenti reali e non, musica rumorista, giocosa, di ricerca, in pieno stile dada. 

HITLER E IL POTERE DELL'ESTETICA - JOHAN & LEVI 2012

HITLER E IL POTERE DELL'ESTETICA
di Fredrich Spott
Johan & Levi, 25/10/2012
collana "Saggistica d'arte"

Su Adolf Hitler sono stati scritti innumerevoli libri. Anni fa, quando la CBS annunciò di voler produrre un film sugli anni della sua gioventù, si sollevò un coro di proteste quasi unanime, riassumibili nella domanda: "Sappiamo chi è e sappiamo che cosa ha combinato, cos'altro c'è da sapere?". Frederic Spotts apre su Hitler e il Terzo Reich una prospettiva del tutto inedita, offrendoci una sorprendente rivisitazione degli obiettivi del Fuhrer e della grande macchina che allestì intorno a sé. Raramente si è parlato del ruolo della cultura nella sua visione di un Superstato ariano, dove invece aveva un'importanza fondamentale: non era il fine a cui doveva aspirare il potere, ma addirittura il mezzo per conquistarlo. Dagli spettacolari raduni di partito a Norimberga alle imponenti opere architettoniche, dai festival musicali e il travagliato rapporto con Wagner alle politiche di epurazione, dai suoi stessi acquerelli al sogno di aprire un'enorme galleria d'arte a Linz: così l'artista mancato riuscì a esprimere il proprio talento ipnotizzando la Germania e gran parte dell'Europa. Una volta finito il conflitto, poi, l'unico nemico che Hitler non avrebbe imprigionato ma "lasciato comodamente vivere in una fortezza, con la possibilità di scrivere le sue memorie e di dipingere", sarebbe stato Winston Churchill, ovvero l'ufficiale britannico che durante la Prima guerra mondiale ritraeva le rovine di un villaggio mentre il Fuhrer, sulla sponda opposta del fiume, immortalava una chiesa. 


PROGRAMMARE L'ARTE - JOHAN & LEVI 2012

PROGRAMMARE L'ARTE
Olivetti e le neoavanguardie cinetiche
di Marco Meneguzzo, Enrico Morteo, Alberto Saibene
Johan & Levi, 25/10/2012
collana "Saggistica d'arte"

Il volume rievoca l'evento storico che unì la Olivetti, all'epoca pioniera a livello mondiale dello sviluppo tecnologico, al mondo dell'arte: la mostra "Arte programmata" del 1962, un evento cruciale nella storia di un movimento che fu la versione nostrana dell'arte cinetica. 


ALBERTO TADIELLO: HIGH GOSPEL - MUSEO DI VILLA CROCE, GENOVA



ALBERTO TADIELLO
HIGH GOSPEL
a cura di Ilaria Bonacossa
Museo d'arte contemporanea di Villa Croce
via Jacopo Ruffini 3 - Genova
dal 30/11/2012 al 18/2/2013

High Gospel rivela una profonda ossessione per la Natura e uno sguardo sempre radicato e volto ai suoi funzionamenti. 
Il titolo della mostra nasce dall’accostarsi di due universi differenti. Nelle parole dell’artista, "High sta per alto, intenso, elevato, acuto; Gospel, usato come termine tecnico musicale, traccia un credo. È una coralità di pensieri, di suggestioni, di temperature che si sono addensate e condensate, aggregate intorno a grumi ferrosi, trazioni e rotolamenti. High Gospel è una linea che scorre molto in alto; uno skyline dolomitico. Ha qualcosa della musica celestiale, del salmo, e gioca in dialettica con l’energia tellurica che accomuna i lavori". 
È interessante il fatto che, benché Alberto Tadiello sia nato nel 1983, i meccanismi e i materiali industriali al centro del suo linguaggio non siano fantascientifiche mostruosità digitali, ma al contrario si compongano di agglomerati elettromeccanici, di chilometri di cavi elettrici, di sistemi audio e scarti di metallo. Diventa importante il fatto che queste installazioni non siano il frutto di un processo di produzione semi-industriale, ma vengano create in prima persona dall’artista attraverso ore di lavoro in cui taglia, piega, monta e salda materiali diversi. 
Questo è insolito visto che Tadiello fa parte di una generazione cresciuta nell’era post-digitale, in cui le macchine non sono più il prolungamento del sistema muscolare, ma del sistema nervoso, dematerializzando la percezione dei limiti del corpo e offrendo la possibilità di vivere sospesi fuori dal tempo e dallo spazio. 
Erede della tradizione "poverista" nell’uso dei materiali e nel rapporto tattile, e non solo concettuale, con gli oggetti di cui si appropria, Alberto Tadiello crea sculture classiche nel loro uso dello spazio, vitali nella loro capacità di catturare energia e inquietanti nell’infiltrarsi fino a sotto la pelle di chi sta loro di fronte. 
Alberto Tadiello è un artista che attraverso installazioni ambientali, sculture e disegni indaga il rapporto con lo spazio e con il tempo, analizzando le relazioni tra dimensioni sonore e visive. 
Le sue opere nascono dalla manipolazione ingegneristico-poetica di materiali d’uso comune trasformati in macchinari utopici che, attraverso il loro funzionamento dis-funzionale, sembrano prendere vita. Esordisce nel 2005 rielaborando le frequenze sonore delle maree veneziane in una partitura musicale astratta e ipnotica; nel 2008 crea una scultura minimale a parete di piccoli carillon motorizzati la cui accelerazione, oltre a consumarli entropicamente, trasforma le loro melodie in una stridente cacofonia ambientale; nel 2009, montando insieme un trapano con un compasso e una biro, realizza uno strumento per disegni frattali che paiono catturare la casualità programmata del moto delle particelle; nel 2011 ordina all’interno di alcune campane di mdf una fioritura di campanelli quasi a ridisegnare la configurazione elettronica di un atomo e a diffondere nello spazio una vigorosa radiazione sonora. 

A Genova l’artista presenta una serie di nuovi lavori creati in dialogo con gli spazi classici della villa. 
Installazioni sonore, grandi sculture, disegni, cingoli prigionieri della loro inutile arcaicità meccanica, sembrano manifestare una forma di luddismo al contrario. Esemplare è Tarantolata, una grande scultura rotante composta da una betoniera portatile e da una raggiera di stecche metalliche e liste di mdf, che girando si trasforma in un cardo ferroso che avvolge e risucchia lo spazio circostante. La bellezza e la brutalità di questa scultura ipnotizza attraverso una sorta di contrazione spaziale. Similmente, le due installazioni sonore realizzate attraverso la rielaborazione digitale di alcune campionature audio modificate, torturate, capovolte e rallentate dall’artista, danno vita a esperienze sonore magnetiche e avvolgenti, insistenti e incombenti in cui il suono diventa scultoreo e tridimensionale. Le due serie di disegni sembrano esperimenti per il rilascio di forza pura, tracce di un segno feroce, buchi neri composti dall’ostinazione compositiva dei loro molteplici strati. I lavori presentati in mostra sono degli organismi attivi, che inesorabili, minacciosi e stridenti, restano prigionieri di processi inutili che li trasformano in enigmatiche presenze che girano, muovono, suonano, disegnano o tagliano cariche di melanconica energia. 

Alberto Tadiello (Montecchio Maggiore, Vicenza, 1983) laureato all’Università IUAV di Venezia nel 2007, ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra cui: 
- "T2 –Triennale Torino. 50 lune di Saturno", Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, 2008; 
- "X Initiative", New York, 2009; 
- "Science versus Fiction", Bétonsalon Centre d’art et de recherche, Parigi, 2009; 
- "SI - Sindrome italiana", Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain de Grenoble, Grenoble, 2010; 
- "Italian Art To Be Listened To", NCCA, Mosca, 2011; 
- "Experimental Station", CA2M, Centro de Arte Dos de Mayo, Madrid, 2011; 
- "Terre Vulnerabili", Hangar Bicocca, Milano, 2011; - "Sound art. Sound as a Medium of Art", ZKM Centre for Art and Media, Karlsruhe, 2012. 
Nel 2009 è stato vincitore della settima edizione del Premio Furla e nel 2011 del New York Prize. 
Ha preso parte a diversi programmi di residenza organizzati da: Dena Foundation for Contemporary Art a Parigi, Gasworks International Residency Programme a Londra, Villa Arson a Nizza, HIAP ad Helsinki, Viafarini a Milano, ISCP a New York. I suoi lavori sono stati presentati alle sezioni "Present Future", Artissima Torino 2008 e "Art | 41 | Basel, Art Public", Basilea 2010 dalla galleria T293. 

In occasione della mostra verrà prodotto il catalogo High Gospel edito da Mousse Publishing con testi di Ilaria Bonacossa e Francesco Stocchi. 

mercoledì 28 novembre 2012

ANRI SALA - LOUISIANA MUSEUM, HUMLEBAEK



ANRI SALA
Louisiana Museum of Modern Art
Gl. Strandvej 13 - Humlebæk
2/11/2012 - 3/2/2013

Today music is a regular feature of our everyday life. We listen to music of our choice with or without earphones, as accompaniment to work, jogging or as part of the aural backdrop in public space, in shops and on the street. Music can exclude other sounds, set the pace or put us in a particular mood. 
The Albanian-born artist Anri Sala (1974) is aware of this. He knows what music can do to us. And to a narrative – our own or the one he presents. He knows that we will sense something, feel something when the music is turned up.He knows that music is physical and that sound waves affect us physically – we can’t turn away or shut them out. That is why Sala says quite accurately that his films are like sculptures. 
For many years now, Anri Sala has worked mainly with film. Besides the moving pictures in Sala’s films, the aural universe is very much a part of the experience of sensed time. A physical experience that makes us feel the emotions lived out by the saxophonist in Long Sorrow or the intense drama experienced by the woman in 1395 Days without Red on her way through the streets of Sarajevo. The exhibition presents four films that range musically from jazz improvisation to popular music and classical music. 
Sala demonstrates a particular way of using music. One of the things that interest the artist is the process of musical creation. It is the intention – the moment of genesis – that is in focus and forms a strong strand in Sala’s work. 
The saxophonist’s improvisation, the rehearsal of the symphony orchestra, the response of the drummer, etc. But music also has a structuring function. In several of Sala’s works we experience a more formal approach to the use of music, where the works relate to the rhythm or temporal structuring also found in music: tempo, measure, repetition, rhythm, but also silence and the pause, are all musical elements that concern the artist and hold both visual and aural meaning. 
The use of music opens up a universe of understanding free of linguistic constraints. The works shown here are on the whole non-verbal, although they are full of stories. Not transparent stories, though. The works are characterized by a non-narrative structure where a certain absence of information leaves the disoriented viewer with the job of assembling all the pieces into a meaning. 
Thematically, Anri Sala’s works encompass both political awareness and an interest in human relations, and you always feel that the material content of his works is rooted in personal experience – social, political or private, although it is only felt as a subtle background. 

STEPHAN BALKENHOL - VALENTINA BONOMO, ROMA



STEPHAN BALKENHOL
Valentina Bonomo
via del Portico d'Ottavia 13 - Roma
dal 24/11 al 24/12/2012

Valentina Bonomo Roma è lieta di annunciare la mostra di nuove opere dell’artista tedesco Stephan Balkenhol. 
Balkenhol è alla sua seconda personale alla galleria del portico d’Ottavia. A Roma, ai Fori imperiali, ha realizzato nel 2010 un grande progetto, un torso maschile in legno di cedro alto 5 metri, dal titolo ’Sempre più’. 

Stephan Balkenhol è uno dei maggiori scultori contemporanei, da più di vent’anni le sue sculture di legno si confrontano con l’uomo e la donna di tutti i giorni e, pur ispirandosi alla statuaria antica, si scostano dai classici ideali di bellezza. Le figure sono scolpite con precisione da un unico tronco di legno ed in seguito dipinte. La materialità del legno è vivida ed i gesti dello scultore rimangono visibili, accentuando la vitalità della superficie. I soggetti non aspirano all’eroico, bensì raffigurano con ironia e sobrietà l’uomo ‘normale’ della nostra società, che l’artista osserva per strada ed imprime in scatti fotografici. Le figure umane mantengono un’espressione enigmatica e neutrale, che non svela né sentimenti né misteri, bensì ne racchiude il mistero. 
Le sue sculture, nonostante recuperino una pratica di lavorazione medioevale, sintetizzano due tendenze dell’arte contemporanea diametralmente opposte: l’essenzialità della tradizione minimalista e l’immediatezza del gesto. 

Nato a Fritzlar (Hessen) in Germania nel 1957, Stephan Balkenhol studia all'Accademia di Amburgo come allievo dello scultore minimalista tedesco Ulrich Rückriem. Qui scopre ben presto la sua predilezione per il legno come materiale e la sua vocazione nel “re-inventare la figura”. Le sue opere si trovano nelle collezioni di alcuni tra i più prestigiosi musei del mondo,tra cui l’hirschorn Museum and Sculpture garden di Washington, la Tate gallery di Londra , il Museum fur Moderne kunst di Francoforte e la Nationalgalerie di Berlino. 
Sono inoltre state presentate in mostre personali in musei europei ed americani tra cui recentemente il Museè de Grenoble(2010), il museo Deichtorhallen di Amburgo (2008/09), la Staatliche Kunsthalle di Baden Baden, il Museum der Moderne di Salisburgo (2006/07) il Padiglione d’arte Contemporanea di Milano nel 2007, il Nationa Museum of Art di Osaka (2005) e lo Sprengel Museum di Hanover (2003). Nell’estate del 2011 ha avuto luogo un sua personale durante il salzburg festival a Salisburgo. 

ISIDORE ISOU: HYPERGRAPHIC NOVELS 1950-1984 - INSTITUT CULTUREL ROUMAIN DE STOCKHOLM 2012



ISIDORE ISOU
HYPERGRAPHIC NOVELS 1950-1984
Edité par Frédéric Acquaviva et Simona Buzatu
Institut culturel roumain de Stockholm, 2012

Première publication dédiée aux romans hypergraphiques d'Isidore Isou, aspect essentiel de son œuvre, à la base du projet lettriste d'un dépassement du roman (indissociable du renouveau des arts plastiques, de la poésie et de la musique) au moyen d'une « super-écriture » augmentée par l'ensemble des signes et systèmes de notation de la communication visuelle. Avec des essais de Frédéric Acquaviva, Jonas (J) Magnusson et Cosana Nicolae Eram, des entretiens avec Broutin, Maurice Lemaître et Roland Sabatier, et de nombreuses illustrations, dont les reproductions des planches de Les Journaux des Dieux (1950), Initiation à la haute volupté (1960) et Jonas (1977-84). 
Publié à l'occasion de l'exposition éponyme à l'Institut culturel roumain de Stockholm en 2012. 

Isidore Isou est né en 1925 en Roumanie; il a vécu en France depuis 1944 et jusqu'à sa mort le 28 juillet 2007. Il fonde le lettrisme en 1946, mouvement poétique, graphique et philosophique décisif cherchant à mettre en place une nouvelle esthétique libérée des règles de la poésie et de l'art : « le lettrisme est l'art qui accepte la matière des lettres réduites et devenues simplement elles-mêmes ; et qui les dépasse pour mouler dans leur bloc des œuvres cohérentes ». Il publie Le Manifeste de la poésie lettriste ainsi qu'un livre fondateur, Introduction à une nouvelle poésie et à une nouvelle musique (1947). Il intervient au cinéma avec son film Traité de bave et d'éternité présenté à Cannes en 1951, ainsi que dans le genre romanesque avec Les journaux des Dieux (1950) et Initiation à la haute volupté (1960). En 1976 une rétrospective de son œuvre est présentée à la galerie Weiller à Paris. Il montre également ses œuvres à la galerie de Paris et à celle de Michel Broomhead en 1989. En 2004 paraissent les Manifestes du Soulèvement de la Jeunesse aux Editions Al Dante. 

HANS ARP: OVI BIMBA - JRP RINGIER 2012



HANS ARP
OVI BIMBA
Edité par Melanie Dankbar et Juri Steiner
JRP Ringier
(1 septembre 2012)

The Zurich works.

In 1916, Hans Arp was invited by Hugo Ball to take part in the Cabaret Voltaire at Spiegelgasse 1 in Zurich. The now iconic event marked the birth of Dadaism and the beginnings of a long overdue breakthrough for Arp. "Ovi Bimba" is a revelatory publication exploring these early years of Arp's practice, focusing on his time in Zurich during the birth of Dada to his sculptures in the 1940s and 1950s. 

The publication positions these diverse pieces alongside those of Arp's fellow artists, including his wife, Sophie Taeuber-Arp. 
Featuring texts by renowned Dada scholar, Juri Steiner, and over eighty beautifully reproduced colour plates. 

Hans Arp (born 1886 in Strasbourg, died 1966 in Basel) was one of the most innovative and influential artists of the 20th century. With a playful hand and a multifaceted practice that included sculpture, relief, painting, collage and poetry, Arp, co-founder of the Zurich Dada movement, juggled the dominant art currents of Cubism, Surrealism, and Constructivism, combining seemingly contradictory geometric and organic formal idioms with the artistic "-isms" of his epoch. 

FRANCO GAMBALE, MARILENA SPERTINO: QUANDO LA TERRA TREMA - MUSEO DI STORIA NATURALE G. DORIA, GENOVA 29/11/2012



Sette respiri per salvarsi
FRANCO GAMBALE, MARILENA SPERTINO
QUANDO LA TERRA TREMA
presentazione del volume edito da
Museo di Storia naturale Giacomo Doria
Via Brigata Liguria 9 - Genova
giovedì 29 novembre 2012, ore 17,30

Giovedì 29 novembre 2012 - ore 17,30 - presso il Museo Civico di Storia Naturale "G.Doria", presentazione del libro "Quando la terra trema" di Franco Gambale e Marilena Spertino, introdotti da Gianna Schelotto e Giuliano Galletta. 

Il mondo trema ai piani alti di un albergo giapponese. E d'un tratto un viaggio di lavoro, di routine, diventa un'odissea tra disagi e tragedie. Un'odissea delle emozioni, di riflessioni. Gambale e Spertino offrono uno spaccato di esperienza, lungo tre interminabili giorni, e condividono con i lettori le emozioni della tragedia, per capirle, gestirle, controllarle. 

Il mondo trema di nuovo, questa volta in Italia. E i ricordi d'allora esplodono con forza. Le emozioni riemergono. Gli autori ci offrono le loro chiavi di lettura del fenomeno terremoto, i loro consigli di vita vissuta per cercare di uscirne il meglio possibile e alcune essenziali informazioni scientifiche sui terremoti e su come comportarsi quando ci sconvolgono la vita. 

martedì 27 novembre 2012

JANNIS KOUNELLIS - PARASOL UNIT, LONDON



JANNIS KOUNELLIS
Parasol unit foundation for contemporary art
14 Wharf Road - London
28 November 2012 - 17 February 2013

Parasol unit foundation for contemporary art is delighted to present a solo exhibition of works by painter, sculptor and performance artist Jannis Kounellis. 
Considered a protagonist of Arte Povera, an art movement that emerged in Italy during the 1960s, Kounellis embarked on his artistic career by creating some of the most radical art works of the time. Often combining the inanimate and animate, he boldly incorporated things such as propane torches, plants and animals as integral if not vital parts of his works. He also introduced the notion of performance within works of art, something that to this day continues to inspire artists around the world. In all these works Kounellis drew from his deep knowledge of and sensitivity to cultures of the past and his own heritage, in itself a spirited discussion between collective and personal experiences. 
The exhibition at Parasol unit aims to consider Kounellis’s early works from the 1960s, 70s and 80s and his own response to them from today’s standpoint, which often culminates in a more recent and spontaneous work. This juxtaposition of works of art from the different decades should thus engender an arena for discussion. On show will be works, such as Untitled (Carboniera), 1967; Untitled (steel plate and braid),1969, on loan from Centre George Pompidou, Musée national d’art; Metamorphosis, 1984, and Untitled, 1977, an electric train moving on steel plates installed around one of the pillars of the Parasol unit gallery. 

Born in 1936 in Piraeus, Greece, Kounellis moved to Rome in 1956, where he still lives and works. In recent years, Kounellis has had numerous solo exhibitions internationally, including, among others, at Neue Nationalgalerie, Berlin, 2007; National Centre for Contemporary Art, Moscow, 2011; Today Art Museum, Beijing, 2011; and Museum of Cycladic Art, Athens, 2012. 

JAN FABRE: ART IS A MEDUSA - PINACOTECA DE NOITTIS, BARLETTA



JAN FABRE
ART IS A MEDUSA
Pinacoteca De Nittis
Palazzo della Marra
via Cialdini, 74 - Barletta
dal 28/11/2012 al 28/1/2013

Eclettica_Cultura dell'Arte annuncia l’opening - il 28 novembre 2012 - di “Art is a medusa”, del grande maestro fiammingo Jan Fabre al Museo Pinacoteca Giuseppe de Nittis - Palazzo della Marra di Barletta, per la prima volta aperto al contemporaneo con una mostra dedicata al blu, nell’ambito del progetto europeo Intramoenia Extra Art / Watershed. 
Jan Fabre giunge a Barletta, in Puglia, nella cornice di uno dei più bei musei italiani: il Museo Pinacoteca Giuseppe De Nittis - Palazzo della Marra. Gioiello di architettura barocca e votato all’arte dell’‘Ottocento, ospita da alcuni anni la collezione permanente della donazione De Nittis. 

“Art is a medusa”, il titolo della mostra, è emblematico dell’essere stesso dell’arte e simbolo dell’insidiosa incursione che l'arte contemporanea farà nello storico Palazzo della Marra. 
Una mostra che racchiuderà soprattutto l’anticipazione di un grande progetto “partecipato”, studiato da Jan Fabre per uno dei castelli pugliesi e che verrà presentato in esclusiva il 28 novembre 2012 durante il gallery talk al Palazzo della Marra. 
Jan Fabre, è partner di “Watershed” con Troubleyn: il teatro laboratorio dedicato alla “performing art” di Anversa ha infatti ospitato in residenza “La Compagnia delle Formiche” diretta da Giampiero Borgia, gruppo di teatro-danza che è entrato nelle pieghe di uno dei testi teatrali di Jan Fabre, “L'histoire des larmes”, per una rivisitazione che verrà presentata durante il vernissage. Progetto complesso, incentrato sul delicato tema dell’acqua, Intramoenia Extra Art / Watershed mette in rete la Puglia e il Nord Europa (Belgio, Paesi Bassi e Svezia) mediante i linguaggi del teatro-danza, architettura, arti visive, video art, dibattiti virtuali, residenze d’artista, attrattività paesaggistica e monumentale. 

Classificatosi primo nel Programma Cultura dell’UE per il 2012, è ideato e curato da Giusy Caroppo, art director dell’associazione Eclettica_Cultura dell’Arte, che lo ha prodotto e si avvale del contributo del project manager Aldo Torre; è realizzato in collaborazione con Troubleyn/Jan Fabre e Stichting Highbrow, fondazione diretta dall’architetto Maurice Nio; è cofinanziato dalla Commissione Europea, dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo Cultura e Turismo, con il contributo della Provincia BAT e del Comune di Barletta. 
Nell’ambito di Watershed sono state sino ad oggi realizzate la mostra “Dark Matter” di Maurice Nio, al Castello di Barletta; l’installazione galleggiante “Volver sin volver” di Guillermina De Gennaro nel Porto di Rotterdam; le residenze di Bigert & Bergström nelle Saline di Margherita di Savoia, della Compagnia delle Formiche ad Anversa e di Luigi Presicce nel Gotiand, in Svezia. 

STEFANO RODOTÀ: IL DIRITTO DI AVERE DIRITTI - LATERZA 2012

STEFANO RODOTÀ
IL DIRITTO DI AVERE DIRITTI
Laterza, 22/11/2012
collana "I Robinson"

Di fronte ai grandi soggetti economici che sempre più governano il mondo, l'appello ai diritti individuali e collettivi è la via da seguire per impedire che tutto sia soggetto alla legge "naturale" del mercato. Nel 2000 l'Unione europea si è data una Carta dei diritti fondamentali, la prima del nuovo millennio. Ma non bisogna fermarsi soltanto alle dichiarazioni formali. I fatti ci dicono altro: le donne e gli uomini dei paesi dell'Africa mediterranea e del Vicino Oriente si mobilitano attraverso le reti sociali, occupano le piazze, si rivoltano in nome di libertà e diritti, scardinano regimi politici oppressivi; lo studente iraniano e il monaco birmano, con il loro telefono cellulare, lanciano nell'universo di Internet le immagini della repressione di libere manifestazioni, anche rischiando feroci punizioni; i dissidenti cinesi chiedono l'anonimato in rete come garanzia della libertà politica; le donne africane sfidano le frustate in nome del diritto di decidere liberamente come vestirsi; i lavoratori asiatici rifiutano la logica patriarcale e gerarchica dell'organizzazione dell'impresa e scioperano; gli abitanti del pianeta Facebook si rivoltano quando si pretende di espropriarli del diritto di gestire i loro dati personali. L'elenco potrebbe continuare a lungo perché la "rivoluzione dell'eguaglianza", mai davvero compiuta, è oggi accompagnata dalla "rivoluzione della dignità" e sta dando vita a una nuova antropologia, che mette al centro l'autodeterminazione delle persone... 

FRANCO BERNABÉ: LIBERTÀ VIGILATA - LATERZA 2012

FRANCO BERNABÉ
LIBERTÀ VIGILATA
Laterza, 22/11/2012
collana "Saggi tascabili Laterza"

Ogni giorno in Italia vengono effettuate più di 4 milioni di transazioni attraverso forme di pagamento elettronico (carta di credito o bancomat). In un'area metropolitana come quella di Milano, ogni giorno le telecamere registrano il passaggio di più di 130.000 veicoli. Una parte sempre maggiore dei medicinali prescritti dal milione e mezzo di ricette mediche emesse quotidianamente viene acquistato attraverso l'associazione a un codice fiscale o alla tessera sanitaria. Le tessere del tifoso distribuite sono più di mezzo milione. A queste informazioni vanno aggiunte dichiarazioni dei redditi, presenze scolastiche, ricoveri in ospedale, presenza nelle strutture alberghiere e i dati incamerati da provider e social network: Google, per attivare le caselle di posta elettronica G-mail o per accedere al social network Google+, richiede ai propri utenti il numero di cellulare e Facebook ha recentemente introdotto il sistema attraverso il quale è possibile riconoscere i volti delle persone. Come è possibile tutelare la propria privacy in un contesto del genere? La questione non è di facile risoluzione e attorno a essa si intrecciano aspetti di natura regolamentare ed economica, aspetti di diritto internazionale e aspetti tecnici. È possibile però, oltre che doveroso, mettere delle regole, sostiene Bernabè, e per farlo è necessario uno sforzo comune da parte di tutti i soggetti coinvolti: operatori, attori del mondo internet, autorità preposte alla tutela della privacy... 


ANTON MARIA MARAGLIANO: L'IMMACOLATA DI SAN MARZIANO - MUSEO DIOCESANO, GENOVA



ANTON MARIA MARAGLIANO
L'IMMACOLATA DI SAN MARZIANO
presentazione del restauro
Museo Diocesano
via T. Reggio 20R - Genova
mercoledì 28 novembre 2012, ore 17,00

Nell’ambito del programma “Nuove opere, altre storie”, incontri e appuntamenti tematici organizzati dal Museo Diocesano per tutto il mese di novembre a corollario dell’apertura delle nuove sale del piano terra, mercoledì 28 novembre 2012, alle ore 17, il Museo Diocesano di Genova invita alla presentazione del restauro della statua lignea dell’Immacolata di Anton Maria Maragliano, proveniente dalla Chiesa di San Marziano di Pegli. 
Interverranno Andrea Muzzi (Soprintendente BSAE Liguria); Gianluca Zanelli (Conservatore dfi Palazzo Spinola), Daniele Sanguineti (Conservatore di Palazzo Reale) Franco Guglielmina (Lions Club Pegli) Don Pietro Rossi (Parroco della Chiesa dell’Immacolata e San Marziano) Paola Martini (Conservatore Museo Diocesano) e Antonio Silvestri (restauratore) che presenteranno l’intervento di restauro e le vicende storico-artistiche dell’opera. 

lunedì 26 novembre 2012

ISA GENZKEN: ROSE II - NEW MUSEUM, NEW YORK


ISA GENZKEN
ROSE II
New Museum
235 Bowery - New York
13 November 2012 – 13 July 2013

Standing twenty-eight feet tall, acclaimed German artist Isa Genzken’s Rose II (2007) is the second sculpture to be presented as part of the New Museum’s ongoing Façade Sculpture Program since the building’s completion in December 2007.
This is Isa Genzken’s first public artwork in the United States. A crucial figure in postwar contemporary art, Genzken is a sculptor whose work reimagines architecture, assemblage, and installation, giving form to new plastic environments and precarious structures. The artist represented Germany at the 2007 Venice Biennale and has shown her work in leading museums across Europe. She was among a group of prominent international artists featured in the exhibition “Unmonumental,” the survey that inaugurated the New Museum’s SANAA building.
Rose II was originally created in 1993 and reprised in 2007. It is the culmination of a practice that explores the way we perceive objects and images through our senses, the implications of scale, and the integration of architecture, nature, and mass culture. Although Genzken is a longtime resident of Berlin, she has had a forty-year love affair with New York City, which began when she first visited as a student. Looking back on that experience, she has commented, “To me, New York had a direct link with sculpture…. (It) is a city of incredible stability and solidity.” The installation of Rose II can be seen as a tribute to a place Genzken continues to love.

ALBANO MORANDI: SONG FOR STELLA - CORRAINI, MANTOVA



ALBANO MORANDI
SONG FOR STELLA
Corraini Arte Contemporanea
via Ippolitxo Nievo 7A - Mantova
dal 24/11/2012 al 24/12/2012

Oggetto: Sono fondamentalmente un flâneur, passo il mio tempo andando a zonzo tra le immagini e gli oggetti del mondo e della storia. 

Occhio: I tuoi interessi visuali sono legati al processo del fare, cioè il risultato sorge dalla pratica del tuo gioco con gli elementi scelti. Il risultato non è prevedibile perché mentre manipoli i materiali e li mischi con le idee, improvvisi e trovi, quasi inciampandoci, eventi inaspettati. In parallelo, l’effetto è che tu permetti che io, spettatore, mi ri-inventi mentre guardo. È quello che cerco in arte, in alternativa alle opere della maggioranza dei nostri contemporanei, la cui forma rivela la dimensione pre-spiegata della loro costruzione, che viene poi imposta a chi guarda. 

Oggetto: A volte m’imbatto in cose senza senso che m’incuriosiscono e m’incoraggiano a operare cercando di dare loro un senso. 

Occhio: Il tuo progetto artistico è quello di usare il mondo delle forme per trasfigurare il modo delle cose. 

In questo dialogo fantastico c’è tutto Albano Morandi che osserva, si incuriosisce e manipola i materiali nei quali si imbatte, per dare loro un nuovo volto. 
Uno scambio costante fra oggetto e occhio, fra senso e materia in cui l’artista è coinvolto e dove, attraverso oggetti vari, materiali di recupero, si appropria di elementi scelti generando risultati imprevedibili. 
Frammenti di cose, vecchie cornici, quaderni ritrovati, supporti che costruiti con materiali sempre rigorosamente recuperati che l’artista, come un collezionista, raccoglie, conserva, osserva e sovrappone dando loro un nuovo volto e mostrandoli all’osservatore come forme- sculture. 

song for stella, 100 opere frutto della poliedrica capacità di Albano Morandi di conferire coerenza e armonia all’eterogeneità delle materie prime con cui lavora: cambiando i soggetti, gli oggetti, le tecniche, l’artista non perde mai il filo conduttore della sua arte che usa il mondo delle forme per trasfigurare il modo delle cose. 

albano morandi nasce a Salò l’8 ottobre 1958. Grande artista e appassionato di teatro, ha tenuto oltre 150 mostre nelle principali città europee, in Asia e negli Stati Uniti. Da oltre quindici anni cura mostre per conto della Provincia di Brescia e di altri Enti. Vanta collaborazioni tetrali e performative con importandi compositori, musicisti, poeti e registi. Attualmente è Docente del corso fondamentale di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Albano Morandi vive e lavora a Raffa di Puegnago (BS). 

RICHARD CLAY: ICONOCLASM IN REVOLUTIONARY PARIS - VOLTAIRE FOUNDATION 2012



RICHARD CLAY
ICONOCLASM IN REVOLUTIONARY PARIS
The Transformation of Signs
Voltaire Foundation
(November 1, 2012)

From Ancient Egypt to the Arab Spring, iconoclasm has occurred throughout history and across cultures. Both a vehicle for protest and a means of imagining change, it was rife during the tumultuous years of the French Revolution, and in this richly illustrated book Richard Clay examines how politically diverse groups used such attacks to play out their own complex power struggles. 
Drawing on extensive archival evidence to uncover a variety of iconoclastic acts – from the beheading or defacing of sculptures, to the smashing of busts, slashing of paintings and toppling of statues – Clay explores the turbulent political undercurrents in revolutionary Paris. Objects whose physical integrity had been respected for years were now targets for attack: while many revolutionary leaders believed that the aesthetic or historical value of symbols should save them from destruction, Clay argues that few Parisians shared such views. He suggests that beneath this treatment of representational objects lay a sophisticated understanding of the power of public spaces and symbols to convey meaning. Unofficial iconoclasm became a means of exerting influence over government policy, leading to official programmes of systematic iconoclasm that transformed Paris. 
Iconoclasm in revolutionary Paris is not only a major contribution to the historiography of so-called ‘vandalism’ during the Revolution, but it also has significant implications for debates about heritage preservation in our own time. 

Richard Clay is Senior Lecturer in History of Art at the University of Birmingham. His research focuses on eighteenth- or early nineteenth-century French and British visual cultures. 

ALEXANDRE GALAND: FIELD RECORDING - LE MOT ET LE RESTE 2012



ALEXANDRE GALAND
FIELD RECORDING
L’usage sonore du monde en 100 albums
Le mot et le reste, 22/11/2012
collection "Formes"

Le chant de l’oiseau-lyre d’Australie, les vents de Patagonie, les flûtes sacrées Aré’ aré des Îles Salomon, les vibrations des bâtiments de nos villes ou les louanges exaltées des pêcheurs de perles de Bahreïn ne sont que quelques exemples des innombrables sons et musiques abordés dans cet ouvrage consacré à la pratique du field recording, de l’enregistrement de terrain. Tout au long du xxe siècle, des hommes ont parcouru le monde afin de capter des curiosités sonores pour des raisons scientifiques, patrimoniales et esthétiques. Ce sont des audio-naturalistes, des collecteurs de musique traditionnelle, mais aussi des compositeurs avides de découvrir un nouveau matériau musical. Les microphones sont leurs outils, voire leurs instruments, l’écoute est leur méthode d’approche. En sortant du studio, ils prennent le risque de se confronter à l’imprévisible, à l’incontrôlable, au fragile parfois. Ils se nomment Alan Lomax, Chris Watson ou encore Luc Ferrari. Cent disques rendent ici compte de leur quête, toujours en cours, du « chant du monde ». Une riche introduction et trois interviews de figures majeures du field recording (Jean C. Roché, Bernard Lortat-Jacob et Peter Cusack) complètent cette anthologie. 

Alexandre Galand est né en 1979. Il vit à Liège en Belgique. Docteur en Histoire, Art et Archéologie, il se passionne pour les arts se donnant le monde pour objet : le cinéma documentaire, le récit de voyages et le nature writing, la peinture de paysage, le field recording. 

MAPPING IDENTITIES - GUIDI&SCHOEN, GENOVA



MAPPING IDENTITIES
Guidi&Schoen
vico Casana 37R - Genova
dal 27/11/2012 al 29/12/2012

Artisti: Richard Aldrich, Olivo Barbieri, Matteo Basilè, Vanessa Beecroft, Loris Cecchini, Vania Comoretti, Giacomo Costa, Flavio Favelli, Andreas Gursky, Peter Halley, Alex Pinna, Andres Serrano, Massimo Vitali 

Martedì 27 novembre 2012, la galleria Guidi&Schoen inaugura la mostra collettiva Mapping Identities. Mappare l’identità dell’uomo contemporaneo attraverso la lettura dell’opera d’arte e della realtà di cui è specchio. A metà strada fra teatro e vita, sogno e realtà, l’arte racconta lo spazio in cui viviamo distorcendolo, deformandolo spesso. Esiste lo spazio oggettivo, quello dei fisici e dei matematici; lo spazio dell’ego, ovvero relativo all’adattamento individuale e lo spazio immanente e soggettivo, quello cioè dell’inconscio che include gli orientamenti individuali e la nozione dei sistemi spaziali della cultura nel suo complesso. (Maria Paola Pagnini Alberti) 
Il contesto ambientale in cui si muove l’uomo contemporaneo prescinde dalla prossimità spaziale, dai limiti fisici e geografici; l’area vitale è come ampliata da una tecnologia sempre più avanzata che favorisce lo sviluppo di una dimensione anche virtuale. Si tratta di fenomeni che favoriscono nuovi punti di intersezione, di incontro, di scambio che deteritorializzano quello che può considerarsi il nostro habitat. In questo senso, il nostro elemento vitale subisce continue e molteplici mutazioni, i suoi confini si fanno meno marcati. Attraverso la mappatura e la rappresentazione dello spazio, è possibile tracciare un identikit dell’artista e ampliando il senso, di tutti noi. 

domenica 25 novembre 2012

AFRICAN ART, NEW YORK, AND THE AVANT-GARDES - METROPOLITAN MUSEUM OF ART, NEW YORK



AFRICAN ART, NEW YORK, AND THE AVANT-GARDES
organized by Yaëlle Biro
The Metropolitan Museum of Art
1000 Fifth Avenue at 82nd Street - New York
26/11/2012 - 14/4/2013

The Metropolitan Museum of Art will present a special exhibition highlighting the African works acquired by the New York avant-garde and its most influential patrons during the 1910s and 1920s. At the beginning of the 20th century, the appreciation of African artifacts in the West shifted dramatically from colonial trophies to modernist icons. Reflecting on New York's dynamism during the years that followed the 1913 Armory Show, African Art, New York, and the Avant-Garde brings together African art from the collections of many key individuals of the period, now dispersed throughout private and institutional collections. Showcasing more than 60 works from Africa and the Western avant-garde, the exhibition evokes the original context in which they were first experienced simultaneously nearly a century ago. Highlights of the exhibition are 36 wood sculptures from West and Central Africa; they will be presented alongside photographs, sculptures, and paintings by Alfred Stieglitz, Charles Sheeler, Pablo Picasso, Francis Picabia, Diego Rivera, Henri Matisse, and Constantin Brancusi. 
The exhibition is made possible by the Friends of the Department of the Arts of Africa, Oceania, and the Americas. 

The exhibition will unfold chronologically and thematically in four sections. 

Section 1 — 1914: America Discovers African Art 
The year 1914 was a turning point for African art in America when two New York galleries introduced African sculpture to their audiences: Robert J. Coady’s newly opened Washington Square Gallery; and Alfred Stieglitz’s well-established Little Galleries of the Photo-Secession, commonly known as 291. Featured prominently in this section will be Stieglitz’s 1914 exhibition dedicated entirely to African artifacts as works of art. Photographs of this early installation will be displayed and works exhibited at the time will be reunited. Among the sculptures will be a mask created by a We or Dan artist from Côte d’Ivoire and a Fang reliquary element from Gabon; they will be exhibited in America for the first time since 1914. 

Section 2 — 1915-19: Acquiring a Taste for African Art 
New York City progressively positioned itself as a central marketplace for African art. This section sheds light on the years 1915-19, when American dealers began promoting African objects as art to a growing group of collectors. Among the dealers, Mexican artist Marius de Zayas (1880–1961) was largely responsible for helping some adventurous modern-art collectors—such as Walter and Louise Arensberg, John Quinn, and Agnes and Eugene Meyer—to build their African art collections. This section focuses on De Zayas’s activities as an able art dealer and his relationships with the avant-garde collectors. Among the works on view, a rich ensemble of photographs by American artist Charles Sheeler, a close collaborator of De Zayas at the time, vividly records New York’s encounter with African art. 

Section 3 — 1919-23: A Move Toward Institutions 
During the early 1920s, several American institutions began opening their doors to African art. This section highlights the collections and exhibitions from the University of Pennsylvania Museum and the Whitney Studio. Works on view will include three photographs by Charles Sheeler capturing the 1923 exhibition entitled Recent Paintings by Pablo Picasso and Negro Sculpture at the Whitney Studio Club. Exhibited nearby will be a 19th-century Fang reliquary head from Gabon, which is a subject appearing in two of the Sheeler’s photographs. 

Section 4 — The Blondiau-Theatre Arts Collection and the Harlem Renaissance 
The Harlem Renaissance is a cultural movement characterized by a flowering of African-American literature, theater, music, and art in the 1920s. For its members, African art resonated with a desire to connect with their distant past. Chief among the intelligentsia of the Harlem Renaissance was the philosopher Alain LeRoy Locke (1885–1954). To provide artists with study material, Locke obtained a large collection of art from what was then the Belgian Congo. Selected works from this collection—now dispersed and rarely exhibited—will be displayed alongside the works by African-American artists they inspired. Negro Masks, a painting by Malvin Gray Johnson (American, 1896-1934), will be reunited for the first time with the masks from Nigeria and the Democratic Republic of the Congo it depicts. 

In addition to 11 works from the Metropolitan Museum’s own holdings, the exhibition includes 51 loans from private and institutional collections including the University of Pennsylvania Museum, Philadelphia; Museum of Fine Arts, Boston; Field Museum of Natural History, Chicago; Musée Dapper, Paris; Art and Artifacts Division of the Schomburg Center for Research in Black Culture, New York; and the National Museum of African Art, Washington, D.C. 

African Art, New York, and the Avant-Garde is organized by Yaëlle Biro, Assistant Curator in the Department of the Arts of Africa, Oceania, and the Americas. 

EMIL LUKAS - STUDIO LA CITTA', VERONA



EMIL LUKAS
Studio La Città
via Lungadige Galtarossa 21 - Verona
dal 10/11/2012 al 26/1/2013

Il lavoro dell’americano Emil Lukas (1963) si colloca da sempre a metà tra pittura e scultura. L’impiego poliedrico di materiali quali legno, gesso, stoffa, colla, vetro, tela, pittura, materiali organici, ferro e altro ancora, pone i suoi lavori in una condizione precaria tra l’una e l’altra dimensione artistica. Nelle sue opere passate Lukas ha dato vita a forme che, pur impiegando medium dalla spiccata consistenza rigida, evocavano sensazioni e condizioni dai tratti organici. 
Nella nuova personale presso gli spazi di Studio la Città di Verona (dove sono presenti lavori precedenti e più recenti in dialogo tra di loro) questo esile confine sembra in parte collassare. La tridimensionalità delle sue opere acquista ancora più forza. Gli elementi appesi nei lavori a parete sfondano ogni imbrigliamento residuo e permettendo alla materia di lievitare all’ennesima potenza. Un processo che trova il culmine massimo nella grande installazione dal titolo Curvature realizzata appositamente per gli spazi della galleria. Lukas ha deciso di non più accontentarsi di imprigionare tra i vetri insetti, sementi, fiori e materiali vari come accadeva in passato. Questa volta fa sul serio; il micro diventa macro e ad essere fisicamente ridisegnata è la forma di un grande camion. L’assenza del mezzo fisico, semplicemente evocata da una struttura in legno e una copertura plastica è ciò che permette al lavoro di esistere. 
Il pieno e il vuoto di oggi corrispondono ancora al negativo e al positivo che troviamo nei suoi lavori passati. L’aspetto illusorio, a tratti cinetico, delle opere che impiegano centinaia di fili colorati, che inevitabilmente confondono l’occhio e lo sguardo, non sono altro che la trasposizione su larga scala dello stupore che si prova di fronte ad un’imponente larva meccanomorfa delicatamente ridisegnata. 

MARIO COSTA: ONTOLOGIA DEI MEDIA - POSTMEDIABOOKS 2012



MARIO COSTA
ONTOLOGIA DEI MEDIA
Postmediabooks, 1/10/2012

I nuovi media, dai cellulari all'iPad, non solo agiscono modificando i nostri modi di vivere, ma operano più in profondità e riescono ad alterare il senso stesso della vita e della morte. È a questa azione più sotterranea dei media che il libro rivolge la sua attenzione cercando, anche con le indicazioni provenienti dagli artisti, di rivelarla e comprenderla. 
Le immagini tecnologiche, Internet, la scrittura elettronica, il telefonino, il touchscreen, la digitalizzazione del mondo che è in atto, svelano così un lato oscuro che era necessario illuminare. 
Il lavoro più profondo dei media non è tanto quello che essi svolgono sul piano antropologico modificando la natura dell'uomo e il suo senso di appartenenza, ma quello di alterare profondamente il significato della vita e della morte, e di decidere per noi del modo in cui affrontarle. È in questa loro ontologia, nella loro vera essenza e non in quello che essi sembrano fare per noi, che bisogna ora scavare per risalire alla superficie del nostro attuale essere nel mondo. 

Mario Costa è un filosofo italiano conosciuto per aver studiato le conseguenze, nell'arte e nell'estetica, delle nuove tecnologie, introducendo nel dibattito internazionale una nuova prospettiva teorica, attraverso concetti come "estetica della comunicazione", "sublime tecnologico", "blocco comunicante", "estetica del flusso".È stato professore ordinario di estetica all'Università di Salerno (dove ha fondato e diretto Artmedia, un laboratorio permanente dedicato al rapporto tra tecno-scienza, filosofia ed estetica) e, come professore incaricato di metodologia e storia della critica letteraria e di etica ed estetica della comunicazione, ha contemporaneamente insegnato per molti anni all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" e di Nizza (Sophia-Antipolis). 

OCTOBER 141 - ASGER JORN (SPECIAL ISSUE)



GIULIANO GALLETTA: NON VOGLIO ESSERE ME STESSO - PALAZZO DUCALE, GENOVA 26/11/2012



GIULIANO GALLETTA
NON VOGLIO ESSERE ME STESSO
presentazione del volume edito da Il Canneto
Palazzo Ducale - Sala del Munizioniere
piazza Matteotti 9 - Genova
lunedì 26 novembre 2012, pre 17,45

Lunedi' 26 novembre alle ore 17,45 nella Sala del Munizioniere viene presentato il libro di Giuliano Galletta 'Non voglio essere me stesso' (Il Canneto editore, pagine 115, 14 euro). All'incontro partecipano Giuliano Galletta, Viana Conti, Nicolo' De Mari, Simone Regazzoni, Sandro Ricaldone. Il volume e' stato pubblicato in occasione della mostra di Galletta in corso alla galleria Silvy Bassanese di Biella ed e' un sorta di percorso nell'opera dell'artista a partire dal 1978 fino ad oggi. Il testo dell'autore che introduce la ricca parte iconografica e' una mix di saggio critico, autopresentazione e dichiarazione di poetica in cui Galletta ripercorre alcuni dei temi fondamentali dl suo lavoro. In appendice gli interventi di Viana Conti e Massimo Pastorelli. 

sabato 24 novembre 2012

CHANCE - GEORGE ECONOMOU COLLECTION, ATHENS



CHANCE
The George Economou Collection
80, Kifissias Ave. and 77, Grammou Str. - Marousi, Athens
1 November 2012–26 February 2013

The George Economou Collection is pleased to announce CHANCE, an exhibition exploring the perception of chance in private and public life through a selection of provocative performances by Marina Abramović, David Hammons and Robin Rhode. 
An ephemeral happening in life, chance is similar to performance, yet here it is staged and revealed through monochromatic photography, video and variegated installation. Each performance challenges the mystical nature of chance having used the body and a tool with no absolute ruling. The action sways in either direction beyond one’s control and within this limbo, the viewer is invited to decide for themselves. 

Often describing herself as the “grandmother of performance art,” Marina Abramović plays between the breaking points of the body and the mind. In her collaboration with longtime partner Ulay, she surrenders full control and enters a life-threatening, vulnerable position in their performance, Rest Energy (1980). Applying the weight of their bodies, Abramović leans backward grasping a bow, while Ulay opposite her also leans backward, clinging onto the taut arrow directed at her heart. As the timed four minutes pass, they remain steadfast countering their fatigue and rapidly increasing heart beat. Abramović admits the performance explored love and “complete and total trust.” 

Countering this private world, David Hammons in the 1970s became preoccupied with the breakdown of cultural classifications placed in the “high” or the “low” and set the judgment of the art historical canon into question. His installation Untitled from 2008 launches this conceptual ideology by confronting the elitist identity of painting, notably abstract expressionism. Hammons imprints his physicality by actively thrusting a wooden armoire with its mirrored front against the colorful, gestural surface of the canvas. Here, the artist summons the viewer to imagine and reinterpret distinguished forms of twentieth century art, with no control in the final resolve. 

Drawing from South African post-apartheid experiences and the memories of those generations before him, Robin Rhode’s subject matter varies from poverty, politics, petty crime, gambling and racial stereotypes. In the photographic installation, 36 Ways a Dice can Roll/ Dice (2011), he captures the fundamental human will to succeed, often with great risk to achieve a certain desired reward. The thirty-six storyboard inspired panels depict Rhode as protagonist, disguised as a common “suit,” tossing an imaginary, colossal pair of dice drawn on an industrial urban wall. Through a sequence of staged sweeping actions, the viewer reflects on the tension between desire, gain and loss in the ever unpredictable game of life. 

Image: Marina Abramović/Ulay, Rest Energy, 1980. Performance for video; Dublin, 1980. Color video with sound, 4 minutes, 4 seconds. © Marina Abramović. 

EMILIO VEDOVA: LA VITALITÀ DELL'ESPRESSIONE - GALLERIA MAZZOLENI, TORINO



EMILIO VEDOVA
LA VITALITÀ DELL'ESPRESSIONE
a cura di Francesco Poli
Galleria Mazzoleni
piazza Solferino 2 - Torino
dal 16/11/2012 al 28/2/2013

La Mazzoleni Galleria d’Arte presenta nelle proprie sale espositive di Palazzo Panizza a Torino una mostra dedicata all’artista veneziano Emilio Vedova (1919-2006), originale e indiscusso protagonista italiano delle tendenze dell’Arte Informale europea. 
Esponente della vita artistica italiana nella seconda metà del ‘900, Vedova fa parte di quella generazione che desidera colmare le lacune culturali scaturite dal Ventennio con un’attività artistica impegnata, fautrice di un profondo rinnovamento che passa attraverso la partecipazione attiva alla vita politica e civile. Nel 1946 aderisce al Fronte Nuovo delle Arti, fucina delle poetiche del segno e dell’informale in cui si mescolano realismo e astrazione. In questo breve periodo, che durerà fino al 1948, Vedova esprime la propria visione soggettiva della realtà attraverso composizioni meccanoforme (Il mondo sulle punte, 1946-1951; Il Toro aveva il cuore in alto, 1947-51; Caffè alle Zattere, 1948) che tentano di accordare il neofuturismo con la sua esperienza espressionista di Corrente degli anni Trenta. Lo spazio della tela è una dimensione da conquistare, di riflessione esistenziale, psicologico e drammatico, ma anche di testimonianza culturale e politica. 
Nel breve periodo caratterizzato dall’adesione al Gruppo degli Otto, in occasione della Biennale di Venezia del 1952, Vedova rinuncia al formalismo neofuturista e dà libero sfogo ai suoi gesti pittorici, pennellate di colore che creano dinamiche articolazioni spaziali, che non rinunciano mai ad essere un atto di denuncia politica e di riscatto culturale ed un invito ad una partecipazione attiva nella società del fruitore (ad esempio il Ciclo della Protesta ’53 o il Ciclo della Natura ’53). Questo atteggiamento è sempre rimasto costante nel tempo, dalla prima fase a quelle successive, caratterizzate da una gestualità esplosiva: “Alla fine del 1950 passo da una crisi, mi ribello contro tutta la geometria, il rigore dominante dei miei quadri e cerco di far vibrare il mio lavoro in una maggiore spontaneità; ora non mi preoccuperò più di tagliare profili netti, angolature esatte di luce e ombra, ma scaturirà dal mio intimo direttamente luce e ombra, preoccupato unicamente di trasmettere l’immagine senza nessun revisionismo aprioristico” (E. Vedova, Pagine di Diario, Milano, 1960, p. 51). 
L’esposizione propone diversi oli su tela di medie dimensioni (Senza titolo, 1959, 65 x 45 cm; Senza titolo, 1959, 65 x 50 cm; Senza titolo, 1959, 81 x 65 cm) , che attestano molto bene lo sviluppo della ricerca dell’artista tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta (Senza titolo, 1963, 40 x 50 cm), un periodo di ricerche e sperimentazioni: dai primi studi per i Plurimi, fino a giungere al ciclo degli Absurdes Berliner Tagebuch ’64. 
Infine, a documentare la crescita della ricerca dell’artista sono presenti due opere del 1986 Oltre e Tondo non dove ‘86 – 2, in cui perimetro del cerchio e la superficie, fatta di accesi contrasti tra il bianco e il nero e violente pennellate di rosso, evocano l’instabilità spaziotemporale della vita umana. 

EDWARD SHILS: TRADIZIONE E CARISMA - MORCELLIANA 2012

EDWARD SHILS
TRADIZIONE E CARISMA
Morcelliana, 12/11/2012
collana "Il pellicano rosso"

I testi qui raccolti di Edward Shils, "Tradizione" (1971) e "Carisma" (1968), rappresentano il distillato della sua opera fondamentale Tradition (1981). In un ideale dialogo con i maggiori sociologi tedeschi (Marx, Weber), le categorie di tradizione e carisma sono qui interpretate nella loro reciproca tensione e non come cifra di opposti orientamenti, di ciò che conserva o di ciò che rinnova: la storia sociale e politica è costellata di continuità e discontinuità. Comprendere questo complesso movimento, che è anche costruzione dell'identità, significa leggere dialetticamente i due concetti: "tradizione" non si oppone di per sé al mutamento e al progresso, o alla frattura generata dall'irruzione del "carisma" - individuale e collettivo -, ma lo implica. Significa letteralmente tradere, l'atto ermeneutico con il quale una comunità umana o religiosa riflette sulle pratiche rituali o statutarie ricevute dalla tradizione e, riappropriandosi della propria storia, dà impulso al presente e al futuro. Nella convinzione, affidataci in queste pagine, che "nulla di quanto accade sfugge del tutto alla presa del passato". 


GABRIELLA CARAMORE: NESSUNO HA MAI VISTO DIO - MORCELLIANA 2012

GABRIELLA CARAMORE
NESSUNO HA MAI VISTO DIO
Morcelliana, 02/10/2012
collana "Il pellicano rosso"

Parlare di Dio, custodendolo nello spazio vuoto dell'inconoscibilità, del silenzio e della distanza, è la sfida contenuta in queste pagine. Il loro ritmo rispecchia il passo fugace del pensiero quando annota le sue domande, e il loro invito è a un'ascesi verso il basso. L'enigma di Dio è qui rovesciato nell'enigma degli uomini: non è forse nell'altro, nel prossimo, nella più umile creatura che si può vedere il Suo amore? Lo si sorprende nel dolore, nella sofferenza e nel dono gratuito del bene: può essere negato, questo amore, a chi non crede? Ma chinarsi verso il mondo è anche uno dei modi dell'esperienza cristiana, che più corrisponde allo spirito - e alla lettera dei Vangeli: Dio, per salvarci, "si fece carne" (Gv 1-14). Troviamo in questo libro un esercizio di spiritualità per tutti, capace di ricongiungersi con il materiale, il corporeo, l'umano sapendo - con Dietrich Bonhoeffer - che è il "campo di semina dell'eternità". 

LUMINOSITÀ CORPOREE - LOGGIA DELLA MERCANZIA, GENOVA 25/11/2012



Festival dell'eccellenza al femminile
LUMINOSITÀ CORPOREE
Loggia della Mercanzia
piazza Banchi - Genova
domenica 25/11/2012, ore 17,15

Nell'ambito del Festival dell'Eccellenza al Femminile, ha luogo la serie di performances "Luminosita' corporee", nate nel corso del workshop organizzato anche quest'anno in collaborazione con l'Accademia Ligustica di Belle Arti e curato da Alessandra Gagliano Candela. Fra il 19 ed il 24 novembre, giovani artiste selezionate dall'Accademia Ligustica, Serena Corradi, Diana Mantzoros, Annalisa Pisoni, Giulia Vasta, dall'Accademia di Frosinone, Angela Ditomaso e nell'ambito di BJCEM, Maggie Civantos, hanno lavorato insieme sulla luce e la violenza negli spazi della Loggia di Banchi, in un progetto che ha unito performance artistica e video. Nel workshop e' intervenuta l'artista Simona Barbera, le giovani hanno incontrato Francesca Serrati, responsabile del Museo di Villa Croce ed Ilaria Bonacossa, curatrice delle attivita' espositive. La luce ha una relazione ambigua con il corpo delle donne, e' la luce dei riflettori nell'immagine della bellezza inseguita come modello dominante e puo' costituire un deterrente alla violenza sempre piu' diffusa. Luce, identita', violenza sono i temi ai quali si ispirano le performances che si terranno negli spazi della Loggia, in un continuum di grande suggestione. In occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle Donne che si svolge domenica 25 novembre. 

venerdì 23 novembre 2012

RICHARD SMITH: KITE PAINTINGS - GIMPEL FILS, LONDON



RICHARD SMITH
KITE PAINTINGS
Gimpel Fils
30 Davies Street - London
22/11/2012 - 12/1/2013

In 1972, Richard Smith exhibited his first 'kite’ paintings at Kasmin Gallery. More kite paintings followed at his show in 1975 at O.K. Harris Gallery in New York. In the same year, Smith was offered a retrospective at the Tate Gallery and he made use of the central Duveen Gallery to display a series of large-scale kite works, both affixed to the wall and suspended from the ceiling, their ropes trailing to the ground. 
Richard Smith has always been interested in paintings which work in three dimensions, often making use of both floor and wall. Canvases stretched over wooden frames, then painted, appeared in 1963. Gradually his wooden frames diminished in size and the canvases became more wall mounted affairs. Eventually, Smith replaced the heavy wood with thin aluminium poles on which the painted canvas was stretched in shapes ranging from a narrow, vertical rectangle to square. A single work might consist in three or more canvases either overlapping or hanging in sequence. 
Richard Smith was by then living in the English countryside, having returned from New York, and his colours underwent a shift towards the pastoral and muted. The sequencing of canvases in a singular work, with a single colour rendered in different tones from canvas to canvas, reminds one of Monet's serial paintings, such as his Haystacks series, with a singular subject painted in different chromatic keys. Smith's approach to painting echoes that of the French Support-Surfaces group, who at the time were investigating the possibilities of unstretched canvas, manipulated into different shapes, using both wall and ground as spaces for two-dimensional artworks. 
The kite paintings are meticulously worked through. The contrast betwen hard poles and soft canvas is carried over to the use of string and rope, the soft means by which the hard stretch is obtained. As Barbara Rose wrote in the Tate Gallery's catalogue to Smith's exhibition, 'The conception of the stretcherless paintings, that are surface alone, has finally coalesced: separable elements are once more thoroughly synthesised in the new format... These consistent allusions to the human condition prove that abstract art is not necessarily divorced from man's experience'. 

Richard Smith was born in Herfordshire in 1931 and lives in New York state.

MANLIO RHO - GALLERIA ROBERTA LIETTI, COMO



MANLIO RHO
Galleria Roberta Lietti
via Diaz 3 - Como
dal 24/11/2012 al 20/12/2012

A partire dal 1954 fino alla morte, avvenuta nel 1957, Manlio Rho realizza un consistente numero di carte utilizzando pasta d’amido monocroma su cui interviene secondo la tecnica scultorea del ‘levare’. 
Si tratta di un nutrito gruppo di ‘guazzi’,( alcuni caratterizzati da una struttura compositiva geometrica, altri invece fortemente e sorprendentemente dinamici), ben descritti da Luciano Caramel nell’introduzione al Catalogo Generale di Rho (Electa, 1990). 

Scrive Caramel: “ Sono decine e decine di carte, prima, attorno al 1954, più strutturate, secondo schemi compositivi per l’artista abituali, trasferiti sul supporto con l’istantaneità della nuova tecnica, con strisciature, ingrossamenti e affinamenti del segno e risultati spaziali singolari. Dove, anche per la rarefazione della traccia sulla materia, si assiste ad una versione aggiornata degli studi, di matrice kandinskiana, sul rapporto tra linea e superficie.Che con il progredire dei mesi e del lavoro si fa sempre più sciolto, con fremente energia gestuale, entro il registro,quasi sempre, d’un cromatismo limitato alle diverse luminosità di un unico valore, in contrasto con il Rho “ classico” delle scansioni limpide,fermamente ancorate ad una razionalità lucida(…)”. 

In mostra una ventina di ‘guazzi’, databili tra il 1954 e il 1957, di varie dimensioni, in gran parte mai esposti. 

DAVID SYLVESTER: INTERVISTE CON ARTISTI AMERICANI - CASTELVECCHI 2012

DAVID SYLVESTER
INTERVISTE CON ARTISTI AMERICANI
Castelvecchi, 21/11/2012
collana "I timoni"

David Sylvester è stato definito «il miglior scrittore in lingua inglese di arte moderna» («The Daily Telegraph»). Forte della sua esperienza, della sua ironia, del suo stile provocatorio, ha inventato un modo unico di raccontare l’arte, di parlare senza inibizioni e restrizioni con i più influenti artisti del nostro tempo. Interviste con artisti americani, definito dalla critica «un libro sbalorditivo», è la raccolta di ventuno interviste registrate nel corso degli ultimi quarant’anni con le più importanti personalità statunitensi. Un affresco capace di gettare nuova luce sui meccanismi segreti che hanno determinato l’evoluzione e lo sviluppo del panorama artistico americano. David Smith incontra Richard Serra, Willem de Kooning, Barnett Newman, Franz Kline, Philip Guston, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Frank Stella, Claes Oldenburg, Roy Lichtenstein, Helen Frankenthaler, Louise Nevelson e altri. Queste conversazioni, a partire dal 1960, evocano l’ambiente newyorkese del dopoguerra, quando gli europei, appena sbarcati in America dopo il conflitto, incontrarono i loro colleghi d’oltreoceano. Fu allora che le diverse tradizioni diedero vita a una collisione e insieme a una fusione che avveniva passeggiando per le strade, lavorando insieme, discutendo. Altri artisti, come Carl Andre, Cy Twombly, Alex Katz e Jeff Koons, raccontano invece gli ultimi decenni del secolo scorso. Nessuno, se non David Sylvester, avrebbe potuto produrre questo intricato collage, questo coro di voci che si fondono per creare una delle storie più insolite e rivelatrici sull’arte del Ventesimo secolo. 

FLAMINIO GUALDONI: STORIA GENERALE DEL NUDO - SKIRA 2012

FLAMINIO GUALDONI
STORIA GENERALE DEL NUDO
Skira, 21/11/2012
collana "Skira Paperbaks"

Dalle “Grandi Madri” paleolitiche agli atleti greci, dalla Venere di Urbino di Tiziano all’Uomo Vitruviano di Leonardo, dalla Odalisca di Boucher a quelle di Ingres, dalle amazzoni di Newton ai desolati corpi senza vita di Serrano, il nudo è per eccellenza il tema della rappresentazione artistica. Il corpo nudo come incarnazione della bellezza perfetta e dei sospetti sulla sua sensualità imposti dalla cultura cristiana, il rinnovato trionfo della bellezza antica nel Rinascimento e lo studio dell’anatomia, la licenziosità del Settecento e il nudo fotografico, la bellezza ideale, l’erotismo, la pornografia, il nudo anche come rappresentazione del brutto e la sua veridicità ostentato nell’arte del ’900, il nudo che diventa esso stessa un’opera d’arte nelle avanguardie del dopoguerra. 


ON YOUR FEET! - UNIMDIA & VISIONQUEST, GENOVA



ON YOUR FEET!
Unimedia Modern
VisionQuest
piazza Invrea - Genova
dal 22/11/2012 al 5/1/2013

Caterina Gualco e Clelia Belgrado sono liete di annunciare la mostra “on your feet!”.

Il tema della mostra, dapprima incentrato sulla « scarpa »,esclusivamente come capo d’abbigliamento, ha trovato il suo titolo in « On your feet !», formula idiomatica che in inglese ha un'ampia gamma di significati, oltre al letterale « Sui tuoi piedi », « Alzati! », « Muoviti! » « Vai avanti con le tue gambe » « Stai su »... 
Gli artisti invitati hanno allargato la visuale ad un vastissimo repertorio, che accompagna la scarpa e il piede in generale : il viaggio, l’incedere, il salto, la favola, l’oggetto del desiderio, il feticcio, il gioco, la danza, il ritratto, il ricordo. 
Alcuni artisti hanno proposto opere create precedentemente, molti altri le hanno realizzate « ad hoc » per l’evento. Ne è nata una collezione estremamente intrigante, dove foto, video, installazioni, dipinti, grafiche, oggetti convivono in un equilibrio stravagante fra metafora e fashion. 

Sono presenti in mostra: 
Eric Andersen, Vasco Ascolini, Fernando Andolcetti, Shuzo Azuchi Gulliver, Federica Barcellona, Douglas Beasley, Connie Bellantonio, Joseph Beuys, Silvia Camporesi, Delfina Camurati, Bruno Cattani, Francesco Chieraschi, Sandra Chiesa, Cesare Cicardini, Cosimo Cimino, Mario Commone, Isabel Consigliere, Giovanna Corradi, Philip Corner, Renato D’Agostin, Giannella Darbo, Federica De Angeli, Roberto De Luca, Giuseppe Desiato, Annabel Elgar, Daniele Ferrarazzo, Limbania Fieschi, Antonio Flamminio, Sylvie Fleury, Giuliano Galletta, Francesca Galliani, Mauro Ghiglione, Gian Luca Groppi, Angelo Gualco, Vittoria Gualco, Gianluigi Gurgigno, Hans Hermann, Geoffrey Hendricks, Carla Iacono, Alison Knowles, Mirta Kokalj, Silvia Levenson, Emanuele Magri, Fulvio Magurno, Mauro Manfredi, Malena Mazza, Luca Mengoni, Alzek Misheff, Amandine Nabarra-Piomelli, Anna Oberto, Martino Oberto, Alessandra Pedonesi, Mauro Panichella, Ben Patterson, Giuseppe Pellegrino, Michela Petoletti, Federico Piccari, Lucio Pozzi, Giordano Pozzi, Angelo Pretolani, Elettra Ranno, Roberto Rossini, Antonello Ruggieri, Takako Saito, Paolo Simonazzi, Aldo Spinelli, Daniel Spoerri, Ivano Sossella USW, Berty Skuber, Giulia Vasta, Ben Vautier, Nicola Vinci, Alessandra Vinotto, Luigi Viola, Andy Warhol. 

Come per ogni manifestazione che UnimediaModern e VisionQuesT organizzano insieme, l’intervento critico è di Viana Conti; l’accompagnerà una “visione giovanile” di Grazia Previati. 
Il CD con testi e immagini della mostra sarà disponibile nelle gallerie.